Si terrà domani, martedì 21 giugno, alle ore 10 il sit-in di protesta che l’associazione Animalisti Italiani onlus ha organizzato davanti l’Ambasciata cinese a Roma, in Largo Ecuador. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa tradizione che vede come protagonista la cittadina cinese di Yulin, nella Regione Autonoma di Guangxi Zhuang, dove, a partire dal 21 giugno, in occasione del solstizio d’estate, si svolge il festival della carne di cane. Secondo un’antica credenza infatti, la loro carne sarebbe fonte di salute, fortuna e vigore sessuale. A tal fine, ogni anno migliaia di animali domestici vengono sacrificati, allevati o rubati ai loro proprietari, detenuti in condizioni orrende, per morire a volte ancora prima di stenti.
Più di duemila persone morte di rabbia
Inoltre, questa usanza danneggerebbe non solo gli animali, ma anche chi li consuma. Secondo il Ministero della Sanità cinese, infatti, nel Paese ogni anno morirebbero tra le 2 mila e le 3 mila persone per aver contratto il virus della rabbia. E, al di là dello Yulin Festival, stando le statistiche riportate dall’ufficio di Pechino della World Animal Protection, ogni anno in Cina verrebbero ancora macellati 25 milioni di cani, mentre in altri paesi asiatici quali Taiwan, nelle Filippine, Singapore e Hong Kong il consumo di carne di cane è vietato.
Gli animalisti occidentali hanno ampliato il fenomeno
Ma i cinesi non ci stanno. Anzi pare che la maggior parte di loro voglia la chiusura del suddetto festival perché “minaccia la reputazione del Paese”. Inoltre, il 51% chiede che il commercio di carne di cane venga completamente bandito e il 69% dichiara di non averla mai mangiata. Lo studio “dimostra che la maggior parte delle persone non mangia cani”, afferma Qin Xiaona, direttore della charity Capital Animal Welfare. “È imbarazzante pensare che il mondo ritenga Yulin parte della nostra cultura, quando invece non lo è”. Tanti i cinesi che negli ultimi anni avrebbero firmato le petizioni che chiedono l’abolizione del festival, ma pare che tutta questa mobilitazione abbia avuto un effetto boomerang sulla popolarità dell’evento. “Io vendo carne di cane e le richieste finora sono aumentate di oltre il 50% rispetto all’anno scorso”, ha dichiarato soddisfatto Lin, macellaio di Yulin. “Le proteste hanno reso il festival famoso e ora tutti vogliono venire a vedere e ad assaggiare”. Gli hotel “sono tutti pieni ormai. Ho anche aperto un servizio di consegna a domicilio”, ha aggiunto. “Colpa degli animalisti occidentali”, affermano i cinesi. Sarà davvero così?
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