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Traffico illegale di pangolini. Lush finanzia un p...

Traffico illegale di pangolini. Lush finanzia un progetto per la difesa

È un animale molto buffo, dalla lingua lunga e l’armatura squamosa, la cui carne in Cina è considerata una prelibatezza e le squame curative. Il prezzo di queste ultime è cresciuto vertiginosamente, nel 1990 un chilo costava 14 dollari, oggi è ne costa ben 600; e una carcassa di pangolino può costare fino a 1.000 dollari, i feti in particolare sono considerati una leccornia. È questo il motivo per cui il pangolino è il mammifero più comune nel commercio internazionale, con 10mila esemplari introdotti illegalmente in Cina da sud-est asiatico.

Un progetto anti-bracconaggio è gestito dal Wildlife Department Sabah e dal Danau Girang Field Centre nel Borneo Malese. Ed è proprio questo progetto che l’azienda Lush, produttrice di saponi e cosmetici freschi con ingredienti esclusivamente vegetariani, senza test sugli animali e con un packaging ridotto al minimo, va a finanziare. Un’iniziativa che prevede una campagna di sensibilizzazione e un invito a inserire il pangolino nella lista delle specie protette in Malesia. “La campagna agirà su due fronti”, ha spiegato Benoit Goossens, direttore del Danau Girang Field Centre, “da un lato inviterà le comunità rurali ad opporsi e a segnalare i crimini contro la fauna selvatica, dall’altro si rivolgerà ai turisti, provenienti dalla Cina e da Hong Kong che visitano Sabah ogni anno”.

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