Aveva girato in lungo e in largo l’Italia per 4mila km a bordo del sidecar del suo padrone, Paolo Susana, che aveva dato vita a questo progetto per sensibilizzare sull’abbandono dei cani, sulle pessime condizioni di tanti rifugi italiani e sulle sofferenze degli animali da macello.

Come “Il senso di Smilla per la neve”

Smilla era entrata nella vita di Paolo quasi per caso circa 11 anni fa. L’uomo si era recato in canile per adottare un maschio di taglia grande dopo la morte del suo, ma incrociò lo sguardo della cagnolina nera, allora Stella, e fu amore a prima vista. Il suo passato non era dei migliori, aveva cambiato diverse famiglie e diversi rifugi, ma con Paolo aveva finalmente trovato la sua occasione. E poi il cambio di nome in Smilla come la protagonista del romanzo di Peter Hoeg “Il senso di Smilla per la neve”, per chiudere con quel brutto passato e perché la neve a lei piaceva proprio tanto.

Il progetto di Smilla continuerà

Nell’estate 2013 aveva iniziato a Gorizia quel viaggio che insieme al suo padrone l’aveva portata a visitare rifugi per cani e santuari per animali da reddito salvati dal macello. Ma cinque mesi fa l’arrivo di quel male, un linfoma multicentrico. Le prospettive di vita sono basse, ma la chemioterapia dà una speranza che sembra realizzarsi. L’illusione dura poco purtroppo, la malattia ritorna più forte di prima e Smilla si spegne nel sonno martedì scorso. Ma il progetto non finisce qui. Paolo vuole continuare a far conoscere la triste realtà italiana: “In Italia ci sono circa 12 milioni di animali domestici, ma ogni anno 700mila vengono abbandonati dalle famiglie che non possono o non vogliono più prendersi cura di loro. Il progetto di Smilla comunque rimane e va avanti”, assicura Paolo. E noi attendiamo le novità!

Foto: Sidecar Smilla