Protagonista di miti e leggende, il polpo è tra le creature più affascinanti del mondo marino. Ci è capitato così tante volte di vederlo, ma cosa sappiamo davvero di lui?
Il primo esemplare del genere Pohlsepia visse 296 milioni di anni fa. Quando sulla terra si sviluppavano i primi rettili precedenti ai dinosauri, questa creatura aveva già una forma simile a quella odierna. A testimoniarlo è il più antico fossile di polpo conosciuto, che è conservato al Field Museum di Chicago.
Ha ben tre cuori, due pompano sangue venoso nelle branchie e uno è responsabile della circolazione degli altri organi. Quest’ultimo smette di battere quando il polpo nuota, attività che lo lascia quindi stremato e motivo per il quale lo vediamo spesso strisciare sul fondale.
Ha sangue blu, perché è ricco di enocianina, una proteina contenente rame, capace di trasportare ossigeno in tutto il corpo. Il fluido diventa, quindi, blu a contatto con l’aria (al contrario del nostro che, essendo ricco di ferro, diventa rosso).
I suoi occhi sono molto complessi e simili a quelli umani: estremamente mobili, dotati di pupilla, di iridi sensibili alle variazioni luminose, di cornea, cristallino e di una retina in grado di percepire alcuni colori. Ha una vista molto acuta, specialmente di notte.
È particolarmente ordinato e intelligente. Nonostante Aristotele nella “Storia degli animali” del 350 a.C. lo descrivesse come un “animale sciocco, che si avvicina alla mano dell’uomo quando questa è calata nell’acqua”, pur riconoscendogli abitudini alimentari “frugali e ordinate”, sappiamo per certo che il polpo è in grado di orientarsi in un labirinto, aprire contenitori col tappo, nascondersi dai predatori utilizzando utensili di fortuna. È in grado di apprendere azioni che dipendono dalla memoria e la sua intelligenza è paragonata a quella di un cucciolo di cane.
I suoi tentacoli sono autonomi rispetto al resto del corpo. La maggior parte dei neuroni, infatti, risiede nei tentacoli e non nella testa. Così può capitare che un tentacolo risolva un piccolo compito mentre il resto del polpo fa altro, così come il cefalopode può decidere volontariamente di perdere un tentacolo che continua a reagire agli stimoli, anche quando è separato dal resto del corpo.
È molto bravo a camuffarsi, e non assumendo i colori del suo habitat, ma imitando le forme dell’oggetto al quale vuole assomigliare, come per esempio una conchiglia. Anche la consistenza della sua pelle può variare per lo stesso motivo. In Indonesia, per esempio, alcuni polpi sono stati filmati mentre trasportavano sulla sabbia le due metà di una noce di cocco per poi assemblarle e nascondercisi dentro.
Il suo inchiostro, oltre a permettergli la fuga oscurandolo di fronte a un predatore, irrita gli occhi del nemico, perché contiene tirosinasi, un enzima che provoca irritazione e difficoltà visive, e, secondo alcuni biologi, inibisce gusto e olfatto, rendendo difficile l’individuazione del polpo.
Dopo la schiusa delle uova la femmina spesso muore. In attesa, infatti, che le 100-400mila uova deposte si schiudano, la femmina non si allontana per nessun motivo, privandosi anche del cibo. Dopo la schiusa, a volte, la perdita di peso è talmente alta che sopraggiunge la morte.
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