Sono diversi anni che in Thailandia, purtroppo, si assiste anche a questa attrazione turistica. Il massaggio dell’elefante consiste in una serie di leggere pressioni che l’animale pratica con la proboscide e la zampa sul corpo del turista, mentre, sdraiato in spiaggia, si gode la sua vacanza. Il tutto condito dall’inchino finale dell’animale e, ovviamente, la ricompensa per il suo conduttore. Ma cosa c’è dietro tutto questo?
Il maltrattamento degli elefanti
Ci sono cuccioli strappati alle loro madri, rinchiusi in piccolissime gabbie, maltrattati secondo la pratica del “training crush” o “elephant crush”, dove i piccoli vengono feriti e privati di cibo, acqua e sonno, il tutto solo per renderli più malleabili e docili. Sono così costretti a imparare questo rito del massaggio ai turisti, e come questo tante altre cose contro natura, come suonare strumenti o giocare a calcio. Tutti gli elefanti che vediamo esibirsi in queste stupide attrazioni sono stati sottoposti a crudeli maltrattamenti e deprivazioni. Anche cavalcare un elefante nasconde un trattamento del genere: “I turisti pensano che andare a cavallo di un elefante non è una cosa che può fargli male”, spiega Jan Schmidt-Burbach, esperto di fauna selvatica e veterinario, consulente del World Animal Protection, “ma la verità brutale è che lo spirito di questi animali viene maltrattato a tal punto che gli elefanti permettono poi all’uomo di interagire con loro, infliggendo crudeltà ogni volta”.
Non incentivare queste attrazioni
La soluzione è non incentivare questo tipo di attività. Il che non significa non poter vedere questi animali da vicino. Esistono, infatti, dei santuari dove elefanti salvati dall’industria del turismo trascorrono il resto della loro vita. Uno di questi è, per esempio, l’Elephant Nature Park, a nord della Thailandia, dove è possibile osservare e anche interagire con questi magnifici animali, secondo il loro ritmo e le loro esigenze. Qui gli elefanti riprendono la loro vita naturale, lontano dai maltrattamenti subiti per diventare l’attrazione dei turisti. Se vogliamo il bene di questi animali, non alimentiamo questo terribile mercato!
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