È questo il nome del progetto avviato da poco più di tre mesi nel Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano per tutelare la specie pura del lupo a fronte di una ibridazione col cane domestico che coinvolgerebbe lo stesso. Dall’accoppiamento tra cani e lupi, infatti, nascono ibridi di prima generazione che si incrociano successivamente con altri lupi, dando vita a un fenomeno di “introgressione”, una sorta di ibridazione di secondo livello.
Il progetto consiste nella cattura di alcuni esemplari, al fine di verificarne la purezza, sterilizzandoli nel caso in cui risultino degli ibridi. Così è successo con Furio e Mirco, due ibridi maschi che sono stati liberati subito dopo la vasectomia e ora vengono monitorati attraverso un collare Gps. L’ibridazione è uno dei più subdoli e pericolosi fattori di minaccia per il lupo, come spiega anche il responsabile del progetto e del gruppo Wolf Apennine Center, Willy Reggioni. “Il monitoraggio approfondirà aspetti dell’ecologia degli ibridi, sui quali circolano leggende e pregiudizi”, ribadisce Reggioni, “come una presunta maggiore pericolosità verso l’uomo, ancora tutta da dimostrare”.
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