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Liberato dopo due anni di tortura, l’elefante dello Zimbabwe è salvo

Era stato avvistato due anni fa per l’ultima volta. Alla zampa una grave ferita causata dal fil di ferro di una trappola. Ora è tornato a farsi vedere con visibili segni di infezione. Era stata la Wildlife Conflict Managment Chirundu Elephant Program a provare a liberarlo la prima volta, ma l’intervento non era andato a buon fine. Ora invece i veterinari dell’Aware ce l’hanno finalmente fatta. L’operazione si è rivelata più lunga e complicata del previsto: 6 cm di fil di ferro sono stati estratti dalla sua zampa. L’intervento è avvenuto in anestesia locale alla luce dei fari di un’auto e delle torce dei cellulari. Una volta disinfettata la ferita e somministrato gli antibiotici e le medicine necessarie, l’animale è stato liberato.

Capita spesso che le trappole posizionate dalle popolazioni che cacciano piccole antilopi feriscano anche altri animali come leoni, rinoceronti ed elefanti. Questi ultimi, in particolare, difficilmente possono essere soccorsi e salvati. Localizzarli e raggiungerli è un problema essendo loro in grado di avvertire la presenza di eventuali disturbatori. Sedarlo a distanza, inoltre, è pericoloso, poiché potrebbe cadere sulla proboscide e bloccare la respirazione o cadere di petto e avere problemi ai nervi degli arti inferiori a causa del peso. Non tutti gli interventi riescono positivamente dunque, e gli elefanti sono sempre più in pericolo in quello che Lisa Marabini, veterinaria dell’Aware, chiama “olocausto degli elefanti”.

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