“Cani dentro e fuori”. Così si chiama il progetto portato avanti all’interno del carcere di Bollate per formare dog sitter. Tra gli insegnanti due aiutanti d’eccezione, Bible e Rosie, Barboncino con i bigodini il primo, timido Levriero salvato dalle corse inglesi il secondo. I detenuti si emozionano a lavorare con loro. Opoku Ackah ha 34 anni ed è in carcere dal 2007: “Io, in Ghana, avevo tanti animali. Due cani, un gatto, le capre. Ora sono contento di avere di nuovo degli animali intorno. Cosa penso di fare dopo? Magari posso imparare così bene il dog sitting che potrò insegnarlo“. E questo è il pensiero comune dei detenuti che seguono questo corso.
Sono previste due ore di pratica e due di teoria ogni giovedì fino a novembre. Il Diploma che si ottiene sarà approvato dallo Csen, il Centro sportivo educativo nazionale del Coni. “Qui non si capisce mai chi aiuta chi”, dice divertito e soddisfatto Nicolò Vergagni, etologo e biologo, e continua “Questi animali, una volta alla settimana, riescono a togliere la sofferenza che c’è qui dentro”.
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