Animali liberi o non più esibiti al pubblico. Dopo 140 anni di attività lo zoo della città chiude i battenti. I 2500 animali verranno trasferiti in riserve naturali dove potranno trascorrere il resto della loro vita in condizioni accettabili, non più rinchiusi in piccole gabbie alla mercé del pubblico. Non tutti gli ospiti, però, verranno spostati dalla struttura. I più vecchi e malandati, che non possono sopportare un cambiamento così importante, resteranno lì seguiti da esperti che si prenderanno cura di loro.
Nuovo progetto
Nel frattempo lo zoo diventerà un eco-parco e un progetto educativo come i cittadini hanno chiesto. Da tempo, infatti, le lamentele erano sempre più forti. Animali che soffrivano la detenzione e che morivano per l’incompatibilità con l’ambiente in cui vivevano. Come l’orso bianco costretto in un clima decisamente troppo caldo e che per questo non ce l’ha fatta.
“Costruiremo un luogo dove i bambini possono imparare la sostenibilità e il rispetto per le altre specie”, ha spiegato il sindaco Horacio Rodríguez Larreta. “E il modo in cui gli animali vivono qui non è sicuramente adatto per farlo. Speriamo che la nostra trasformazione costituisca un esempio anche per altri zoo”.
L’orango Sandra
Ma lo zoo di Buenos Aires è stato famoso anche per la vicenda dell’orango Sandra, rimasta dietro le sbarre per oltre 30 anni. Un tribunale della capitale, due anni fa, aveva infatti sentenziato che l’orangutan andava considerata come «una persona non umana» e per questo doveva essere liberata, ma di fatto Sandra non ha mai lasciato la sua gabbia. “Il problema di Sandra è che un orangutan ibrido, metà del Borneo e metà di Sumatra che non socializza con gli altri oranghi”, ha spiegato al Guardian Gerardo Biglia, avvocato per i diritti animali e da lungo tempo impegnato per la chiusura dello zoo di Buenos Aires. “Ma anche se rimarrà nella struttura non verrà più essere esibita in pubblico”.
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