Succede sulle coste della California e, dall’inizio del 2015 ad oggi, sono circa 2mila gli esemplari spiaggiati, quasi tutti cuccioli o giovani incapaci di procacciarsi cibo, a rischio di sopravvivenza. Il tutto è dovuto alle condizioni climatiche degli ultimi mesi che, probabilmente a causa del El Niño, hanno reso i mari più caldi e, di conseguenza, con una minore disponibilità di pesce, ossia di cibo per i leoni marini. Le madri si spingono più a largo per trovare risorse e si assentano per molto più tempo, lasciando i piccoli soli e indifesi. Quelli che sopravvivono finiscono così per spiaggiarsi affamati sulle coste californiane.
Associazioni animaliste e di soccorso lavorano senza tregua per salvare il maggior numero possibile di esemplari, ma le strutture sono al collasso e il fenomeno non sembra voler cessare. Keith Matassa è il direttore del Pacific Marine Mammal Center. I posti disponibili sono 125. I cuccioli vengono nutriti e rimessi in forze in modo da poter essere liberati e indipendenti, lasciando così il posto ad altri cuccioli in difficoltà. Purtroppo vengono accolti solo gli esemplari in grado di sopravvivere, quelli più deboli vengono soppressi. “Tutti i ricercatori sostengono che non abbiano ancora toccato il fondo”, afferma Matassa. “Avremo molto da fare nei prossimi mesi”.
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